Riccardo di San Vittore

(m. 1173) è ritenuto da alcuni storici il miglior biblista del XII secolo. Divenuto canonico regolare presso l’abbazia parigina voluta da Gugliemo di Champeaux, fu un influente teologo e autore di opere esegetiche e spirituali.

In poche parole

Se qualcuno bestemmia afflitto dal tormento, o ingannato dall’ignoranza, come negare che costui resti più scusabile che se bestemmiasse guidato unicamente dalla cattiveria? La malvagità, e quindi la blasfemia, è il peggiore di tutti i peccati. Quando qualcuno si compiace nel vituperare Dio e se ne gloria, è così scellerato che la cattiveria cresce a dismisura. Che cos’è la blasfemia se non una forma di vituperio verso Dio? A questo arriva colui che è afflitto dalla malattia e che desidera molto. Cos’altro sarebbe la bestemmia contro lo Spirito se non il sentimento e il desiderio di vituperare il divino?

La parola che vivifica e sublima può anche irreparabilmente offendere. Di fronte a certe offese non c’è scampo, come ben sanno i farisei che accusarono Gesù di possessione per aver agito superando le leggi di natura. L’autore del De spiritu blasphemie risponde così alle richieste incalzanti di un allievo curioso di approfondire l’imperdonabilità dell’accusa rivolta contro lo Spirito. Quale ragione per la gravità di una simile colpa? Qui si mischiano antiche questioni, come la prescienza, la potenza divina e la predeterminazione. Senza incontrare una via risolutiva per il problema proposto, ne scaturiscono riflessioni disorientanti e di acutezza tagliente, capaci di evidenziare una lettura moderata di sicura provenienza agostiniana.

Cura e traduzione
di Manlio Della Serra
con un Dispetto di Ivano Porpora

Testo a fronte - pp. 96
gennaio 2016
isbn 9788899554040
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