Matteo Meschiari

è saggista e scrittore. Insegna antropologia e geografia all’Università di Palermo, dove è professore associato. Nel 1997, con Claudia Losi e Francesco Benozzo, ha fondato lo Studio Italiano di Geopoetica, affiliato all’Institut International de Géopoétique, creato dal poeta scozzese Kenneth White. Con Maurizio Corrado ha fondato nel 2016 la compagnia narrativa Campobase. Con Armillaria ha pubblicato anche Bambini. Un manifesto politicoGeoanarchia. Appunti di resistenza ecologicaLa Grande Estinzione.

In poche parole

Narrare, come immaginare, è una prerogativa antropologica della specie. Raccontare storie e inventare mostri non è appannaggio di una gilda di aedi e rapsodi, di professionisti della parola, di amministratori delegati di piccole e grandi aziende della cultura. Basta immaginare una scuola in cui non si sta seduti per imparare l’obbedienza sociale ma il disegno e la parola, per immaginare liberamente. […] E poi basta guardare l’adesso-qui per rendersi conto che un canone letterario incentrato sulla famiglia disfunzionale, sul lavoro sottopagato e sui libri degli altri è la naturale prosecuzione di una scuola dove il bambino viene addestrato a essere un cittadino, dove la scrittura è una funzione sociale, non antropologica, dove in un mondo di soli adulti c’è sempre qualcuno che è più adulto di te. Se ‘scrivete mostri’, invece, siete già nella Resistenza.

Questo pamphlet è per chi vuole capire l’Antropocene usando l’immaginazione. In mezzo a visioni mute o invecchiate, in mezzo al collasso ambientale e al crollo dei saperi, non possiamo limitarci a immaginare l’Antropocene come una semplice distopia apocalittica. Quali alternative abbiamo? Quali tecniche possiamo ancora recuperare dal cumulo di detriti delle civiltà?
L’idea che sta alla base di questo anti-manuale narrativo è semplice: scrivere nell’Antropocene non è una prerogativa riservata ai soli autori in cerca di storie attuali, ma è una pratica democratica, accessibile a chiunque, dove il linguaggio e l’immaginario sono strumenti centrali per inventare un ‘altro mondo’ per tutti. Le riflessioni su generi narrativi, animalità, creature fantastiche, spazio onirico e tempo in frantumi sono altrettante zone di lavoro per costruirsi un kit di sopravvivenza poetica: comunque sarà l’Antropocene, dovremo imparare a raccontare storie forti e convincenti, per insegnare a un bambino come si fa a resistere alla durezza del mondo, per dare speranza alla nostra tribù, per costruire una visione del dopo alla portata dei nostri sogni. Come in un’Ars poetica delle origini, il volume si chiude con un’antologia di frammenti esemplari. Bisogna mettersi a scrivere. Farlo nell’Antropocene ha le sue regole.

settembre 2020 - pp. 128
I ristampa – ottobre 2020
isbn 9788899554392
Brossura con alette 10.5×16.5 - € 12,00
Ebook - € 4,99
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